L'USCIS esaminerà più attentamente il requisito di cittadinanza basato sulla "buona condotta morale"
L'amministrazione Trump sta segnalando che esaminerà più attentamente le domande presentate dagli immigrati legali che cercano la cittadinanza americana, nel suo ultimo tentativo di restringere l'accesso ai benefici dell'immigrazione negli Stati Uniti.
Venerdì, l'US Citizenship and Immigration Services, l'agenzia federale che sovrintende al sistema di immigrazione legale del Paese, ha incaricato i funzionari di prendere in considerazione ulteriori fattori per determinare se gli immigrati che richiedono la cittadinanza statunitense hanno una "buona condotta morale".
In genere, gli immigrati legali con residenza permanente negli Stati Uniti, nota anche come green card, possono richiedere la cittadinanza americana naturalizzata dopo un periodo di 3 o 5 anni, a seconda del caso. Dimostrare "una buona condotta morale" è da tempo uno dei requisiti previsti dalla legge sull'immigrazione statunitense per ottenere la cittadinanza americana. oltre al superamento dei test di inglese e di educazione civica.
Per decenni, sotto le amministrazioni repubblicane e democratiche, la valutazione della "buona condotta morale" è stata generalmente soddisfatta se i candidati non hanno commesso nessuno dei reati o delle condotte squalificanti previsti dalla legge sull'immigrazione statunitense. Questi fattori squalificanti vanno da crimini violenti come omicidio e reati gravi, a reati di droga e all'essere "ubriaconi abituali".
Ma una politica emanata venerdì dall'USCIS amplia la valutazione del "buon carattere morale", affermando che la determinazione deve comportare "più di una superficiale revisione meccanica incentrata sull'assenza di illeciti". Invece, la revisione, ha detto l'agenzia ai suoi funzionari, dovrebbe essere "una valutazione olistica del comportamento di uno straniero, dell'aderenza alle norme sociali e dei contributi positivi che dimostrano in modo affermativo un buon carattere morale".
La direttiva ordina ai funzionari di porre "maggiore enfasi" sulle "caratteristiche positive e sui contributi" dei richiedenti, elencando tra questi fattori il coinvolgimento nella comunità, l'assistenza e i legami familiari, il livello di istruzione, un impiego "stabile e legale", la durata del periodo trascorso negli Stati Uniti e il pagamento delle tasse.
Il promemoria impone inoltre un "controllo più approfondito" dei fattori che dimostrano che i richiedenti mancano di "buona condotta morale", oltre ai crimini e alle condotte squalificanti previsti dalla legge sull'immigrazione degli Stati Uniti.
Tali fattori, secondo la politica, includono "atti contrari al comportamento medio dei cittadini nella giurisdizione in cui risiedono gli stranieri", tra cui azioni che sono "tecnicamente lecite" ma anche "incoerenti con la responsabilità civica all'interno della comunità". L'USCIS ha elencato tra queste azioni "infrazioni stradali sconsiderate o abituali, o molestie o sollecitazioni aggressive".
Infine, la nuova politica dell'USCIS impone agli ufficiali di valutare i fattori che potrebbero dimostrare che i richiedenti che hanno commesso illeciti si sono riabilitati, come il rispetto della libertà vigilata, il pagamento delle tasse arretrate o del mantenimento dei figli e la ricezione di lettere di sostegno dalla loro comunità.
Secondo i dati dell'USCIS, nell'ultimo decennio il governo degli Stati Uniti ha naturalizzato annualmente tra 600.000 e 1 milione di immigrati come cittadini.
In una dichiarazione alla CBS News, il portavoce capo dell'USCIS Matthew Tragesser ha affermato che la direttiva rappresenta un ulteriore tentativo dell'amministrazione del presidente Trump di "ripristinare l'integrità" del sistema di immigrazione statunitense.
"La cittadinanza statunitense è il gold standard della cittadinanza: dovrebbe essere offerta solo ai migliori al mondo", ha aggiunto Tragesser. "Oggi, l'USCIS sta aggiungendo un nuovo elemento al processo di naturalizzazione che garantisce che i nuovi cittadini americani non solo abbraccino la cultura, la storia e la lingua americana, ma dimostrino anche una buona condotta morale".
Doug Rand, ex alto funzionario dell'USCIS durante l'amministrazione Biden, ha ipotizzato che la politica dell'amministrazione Trump sia concepita per spaventare gli immigrati legali e impedirgli di presentare domanda di cittadinanza americana e per obbligare gli ufficiali a mettere il "pollice sulla bilancia" per trovare ulteriori motivi per negare le domande.
"Stanno cercando di aumentare i motivi per negare la cittadinanza statunitense, in un certo senso manipolando la definizione di buona condotta morale per includere comportamenti estremamente innocui", ha affermato Rand, citando il riferimento della politica alle infrazioni stradali.
Mentre l'amministrazione Trump ha avviato una repressione molto visibile dell'immigrazione illegale, dispiegando migliaia di soldati al confine meridionale, estendendo i controlli sull'immigrazione in tutto il Paese e accelerando le deportazioni di coloro che si trovano illegalmente negli Stati Uniti, si è contemporaneamente mossa per limitare l'immigrazione legale, con meno clamore.
L'amministrazione Trump ha praticamente bloccato l'ammissione dei rifugiati , ha interrotto i programmi dell'era Biden che consentivano ai migranti di entrare legalmente negli Stati Uniti, ha limitato i visti per alcuni Paesi e ha implementato procedure di controllo aggressive per i benefici dell'immigrazione legale. Questi sforzi includono un controllo più approfondito delle attività sui social media degli immigrati legali e requisiti di screening più severi per alcune domande.
Camilo Montoya-Galvez è il giornalista specializzato in immigrazione della CBS News. Con sede a Washington, si occupa di politica e politica sull'immigrazione.
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